Chi è appassionato di viaggi non può non conoscere la parola Wanderlust. Questo termine indica il desiderio incontrollabile di viaggiare e vedere nuovi posti.
Anche nota come malattia del viaggiatore, la cosiddetta sindrome di Wanderlust non è una vera e propria patologia in senso stretto ma piuttosto una forma di impulso ed ossessione che porta le persone a spostarsi e ad essere in perenne movimento verso mete sconosciute e culture diverse.
Questa sorta di mania è diventata negli anni oggetto di studio da parte di psicologi e terapeuti che attribuiscono alla Wanderlust addirittura un effetto negativo sulla salute se si è impossibilitati a viaggiare.
Recenti studi approfondiscono i vari aspetti della sindrome, cercando di comprendere come si sviluppa questa pulsione e da quali segnali è possibile riconoscerla. Proviamo quindi a capirne il significato e quali sono i sintomi più caratteristici.
Cos’è la sindrome di Wanderlust
A dispetto di ciò che si può pensare, la parola Wanderlust non deriva dall’inglese ma dall’unione di due parole tedesche, wandern (vagare) e lust (desiderio).
Questa spinta irrefrenabile affonda le radici nel Romanticismo tedesco, tanto che il vocabolo appare per la prima volta in un’opera del 1819 del poeta Friedrich Rücker.
Il concetto può essere riscontrato anche nelle opere di Goethe e in seguito è stato assorbito da altre forme d’arte come musica e pittura. Basti pensare all’opera Fantasia Wanderer di Franz Schubert e al dipinto Il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich.
Da allora l’espressione è stata presa in prestito dalla lingua inglese, entrando nel linguaggio comune.
Wanderlust è diventato così sinonimo di passione smodata per il viaggiare, inteso come andare altrove e alla ricerca di un posto sempre diverso da esplorare. È un desiderio di novità ed esotismo che si riflette in una voglia insaziabile di conoscenza e sviluppo personale, affrontando sfide e avventure stimolanti.
La sindrome riguarda indistintamente uomini e donne, specialmente nella fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni. C’è chi la definisce come una vera e propria malattia in quanto ci sono persone che risentono a livello fisico e psicologico del fatto di non poter partire.
Ecco perché Wanderlust è anche sinonimo di mal di casa, una specie di insofferenza che si percepisce quando si è obbligati a rimanere a casa, invece di andare alla scoperta del mondo.
Questa sensazione nasce spesso negli anni dell’adolescenza come forma di ribellione alle restrizioni imposte dagli adulti. Con l’avvento di Internet e dei social network la sindrome si è ampiamente diffusa tra i giovani che passano le giornate smanettando sui siti di viaggio per reperire le principali informazioni.
Chi è affetto dalla Wanderlust tende a trascorrere molto tempo leggendo guide di viaggio e recensioni, visitando i maggiori portali di alberghi e tutto ciò che può servire per organizzare un viaggio.
Molto spesso si è così concentrati sulla partenza che la destinazione può anche passare in secondo piano. La meta diventa quindi un puro pretesto per godersi un meritato viaggio. Ecco quindi che la parola Wunderlast acquisisce in pieno il suo significato, diventando un vero stile di vita.
È importante però non confondere il wanderluster con il turista. Infatti, ognuno di noi in estate o in inverno pianifica delle meritate vacanze, ma ciò non significa essere in preda alla sindrome di Wanderlust.
I veri wanderluster non sono quelli che affollano i resort di lusso nei posti più esclusivi del mondo, ma sono più semplicemente delle persone alle quali basta uno zaino in spalla per partire.
Viaggiare davvero significa allontanarsi dai sentieri battuti per entrare nella cultura locale e comunicare con la gente del posto. Che sia in aereo, treno, auto o nave, è indispensabile essere in costante movimento!
La sindrome di Wanderlust e il gene del viaggiatore
Negli ultimi anni la sindrome di Wanderlust ha attirato l’attenzione di molti studiosi appartenenti a diverse aree scientifiche, a cominciare dalla psicologia e dalla biologia.
Recenti indagini sulle mutazioni di tipo genetico sostengono che la voglia di viaggiare e fare nuove esperienze sia fondamentalmente legata ad un particolare gene, il DRD4-7R, definito appunto gene del viaggiatore.
Questo gene specifico sarebbe un recettore della dopamina D4 che ci rende più o meno curiosi e aperti agli stimoli esterni. Insomma, l’amore sconfinato per i viaggi sarebbe una specie di eredità genetica.
Non tutti però hanno questo desiderio di viaggiare così forte e appena il 20% della popolazione mondiale possiede un livello alto di DRD4-7R, ovvero circa 1 persona su 5.
Inoltre, sembra che la gran parte dei wanderluster si trovino nelle aree del mondo caratterizzate da frequenti migrazioni, cioè in quei luoghi i cui popoli storicamente hanno percorso grandi distanze geografiche.
Un’altra ricerca condotta da David Dobbs del National Geographic sembra confermare tutte queste teorie. Il recettore sarebbe responsabile della passione per tutto quello che è ignoto ed esotico e sarebbe presente in chi è più incline al rischio e alle avventure e più disponibile ai contatti sociali.
I tratti caratteriali dei wanderluster
Le persone che amano i viaggi in maniera così viscerale in genere sono accomunate da alcune qualità caratteriali molto specifiche ed evidenti. Vediamo nel dettaglio quali sono.
Socialità
Uno dei primi tratti del carattere che predispone alla sindrome di Wanderlust è il fatto di essere molto estroversi e fare nuove amicizie con estrema facilità.
Specialmente quando ci si trova in località estere, può capitare di incontrare gente di altre culture e lingue ed è qui che i wanderluster mostrano di essere particolarmente aperti e capaci di entrare in connessione con chiunque in modo molto facile e senza alcun timore.
Indipendenza
Per dare sfogo all’esigenza di viaggiare, capita molto spesso che i wanderluster partano da soli. Negli ultimi 10 anni si è assistito ad un deciso aumento dei viaggiatori solitari e gran parte sono anche donne.
Spostarsi in perfetta solitudine spinge a conoscere ancor di più altre persone ed è in queste situazioni che si comprende in pieno la propria capacità di fare scelte in assoluta autonomia.
Dunque, i veri patiti dei viaggi sono in genere del tutto indipendenti e non si lasciano prendere dal panico davanti alle difficoltà e agli imprevisti. Insomma, sono sempre in grado di cavarsela da soli.
Coraggio
Le persone che viaggiano con grande frequenza hanno un carattere molto coraggioso e predisposto all’avventura. In altre parole, i wanderluster hanno un’innata predisposizione a lanciarsi in qualunque genere di situazione, che sia più o meno rischiosa.
Per spostarsi da un posto all’altro del mondo è necessario avere un pizzico di audacia e sana follia, arrivando a scoprire luoghi remoti che altri non penserebbero mai di visitare.
Il wanderluster non teme quasi nulla ed è portato a vedere il lato positivo delle cose. Mal che vada avrà qualcosa da raccontare al ritorno, figuracce comprese!
Apertura mentale
Il motivo principale che spinge a partire verso nuove destinazioni è la volontà di calarsi nelle tradizioni e nella cultura locali, entrando a contatto con costumi e modi di vivere completamente differenti.
I wanderluster non si fermano alle apparenze, ma vogliono conoscere fino in fondo lingue, abitudini, cibi, rituali e tutto ciò che può riguardare la popolazione del posto. Non si pongono barriere mentali di alcun tipo e sono disponibili ad apprendere per arricchire il proprio bagaglio culturale.
Flessibilità
Chi ha viaggiato almeno una volta nella vita sa molto bene che non sempre le cose vanno come ci si aspetta e l’imprevisto è dietro l’angolo.
Che sia un volo o un treno in ritardo oppure un problema con l’alloggio, i viaggiatori patologici sono in grado di risolvere anche la situazione più intricata. Passando il tempo a viaggiare si tende a diventare flessibili e propensi a trovare una soluzione per qualsiasi impedimento e ostacolo.
In questo senso, i wanderluster non sono assolutamente viziati o pretenziosi e sanno come fare buon viso a cattivo gioco.
Empatia
I wanderluster solitamente sono molto empatici grazie alla propria capacità innata di entrare in contatto e comunicare con le persone, indipendentemente dalle diversità linguistiche e culturali.
Per natura sono abituati a mettersi nei panni degli altri, per capirne davvero il punto di vista e il modo di guardare il mondo. L’empatia permette di non giudicare ed è un tratto indispensabile ai viaggiatori per costruire delle relazioni con gli abitanti locali.
Quali sono i sintomi e come riconoscere la sindrome di Wanderlust
Se siete sempre alla ricerca del prossimo viaggio da compiere e fantasticate ad occhi aperti al solo pensiero, allora molto probabilmente siete vittima della sindrome di Wanderlust.
Per riconoscerla con esattezza ci sono dei sintomi o comunque dei piccoli segnali che distinguono i viaggiatori compulsivi dai semplici vacanzieri.
1. I siti web preferiti sono quelli di viaggi, hotel e compagnie aeree
I wanderluster incalliti sono perennemente collegati a Internet per spulciare le ultime novità sui portali di viaggio e siti di alberghi, magari alla ricerca di un pacchetto vantaggioso.
Sui social network seguono principalmente persone come loro, ovvero blogger e appassionati che quotidianamente condividono le proprie esperienze con post e foto. Dunque, sono talmente ben informati e pronti a cogliere qualunque occasione che gli amici chiedono sempre consiglio su dove alloggiare e cosa vedere.
2. I prezzi dei voli non hanno segreti per loro
Passare gran parte del tempo sul web, scavando tra i vari siti di viaggi, rende i wanderluster dei veri e propri esperti nella comparazione dei prezzi dei biglietti aerei o del mezzo che servirà per viaggiare.
Le offerte last-minute sono il loro pane quotidiano e non se ne fanno scappare nemmeno una. Infatti, i wanderluster sono iscritti a qualsiasi newsletter che possa tenerli aggiornati sugli sconti e sulle promozioni dell’ultimo momento.
3. Non si resiste davanti a mappe e cartine geografiche
Se si è stati colpiti dalla sindrome di Wanderlust si ha una forte passione per la geografia, a tal punto che quando si vede una carta geografica la mente vola con la fantasia.
C’è chi ha un tatuaggio a forma di mappa oppure acquista tutto ciò che è a tema geografico. Inoltre, gli amanti patologici dei viaggi conoscono a memoria le capitali del mondo e tutte quelle destinazioni remote e poco note ai più.
4. La sezione viaggi è una tappa inevitabile in libreria
In genere i wanderluster sono dei voraci lettori e quando entrano in una libreria non possono fare a meno di dirigersi verso il reparto dedicato ai viaggi. Sia che si parta da soli o in compagnia, una buona guida turistica non può mai mancare!
Il volume diventerà una lettura istruttiva durante il viaggio, una specie di amico inseparabile da custodire con cura. Spesso però non ci si ferma alle semplici guide ma capita di immergersi anche in saggi e romanzi dedicati ai viaggi.
5. Salutare e ringraziare in almeno 5-6 lingue diverse
Se la sindrome di Wanderlust vi porta in giro per il mondo, inevitabilmente siete in grado di farvi capire in alcune delle principali lingue.
Ovviamente la maggior parte del tempo si utilizza l’inglese, ma è comunque importante imparare almeno a dire grazie o buongiorno nella lingua del luogo.
Basterà prestare attenzione a insegne, menù e cartelli stradali per apprendere qualche parola in più. Solo in questo modo si potrà entrare davvero in contatto con la terra che si sta visitando.
6. La nostalgia dei viaggi fatti in passato
I veri wanderluster avvertono una nota di nostalgia per quei luoghi visitati nel corso dei viaggi vissuti. Non riescono a vivere la realtà del presente in pieno perché i ricordi delle esperienze fatte riaffiorano in molte occasioni.
Quante volte sarà capitato di raccontare ad altre persone di un particolare episodio avvenuto durante un viaggio. Questo perché sono ancora impressi nella memoria tutti i dettagli e le cose imparate, come nomi di strade, cibi e parole in lingue straniere.
7. Stare a casa rende tristi e insoddisfatti
I bravi wanderluster manifestano continuamente una sorta fastidio latente che si percepisce stando a casa, cioè quando non è possibile viaggiare.
La ragione spesso non è razionale o spiegabile in poche parole ma si avverte quasi un malessere nel vivere la routine quotidiana. I giorni si susseguono nello stesso modo, uno dopo l’altro e capita di sentirsi depressi o comunque annoiati.
8. Si è felici soltanto viaggiando
Questo è forse il sintomo più evidente e destabilizzante per chi mostra i segni della sindrome di Wanderlust.
La vostra felicità è collegata ai viaggi e non poterlo fare rende tutto più monotono e grigio. Quando si viaggia, il mondo diventa magicamente più colorato e si riesce a sorridere ed essere più positivi.
Non si hanno esitazioni a lanciarsi in qualsiasi avventura e a comunicare con chiunque si incontra lungo il percorso ed è solo in queste occasioni che ci si sente vivi e in pace con se stessi.
9. La valigia è sempre pronta
Anche nei momenti di riposo e tranquillità si sente la necessità di partire alla scoperta di destinazioni vicine ma ignote. Si è in attesa spasmodica del prossimo viaggio ed anche restando a casa, si passa il tempo a pianificare nuove ed emozionanti esperienze.
Lo zaino o la valigia sono costantemente a portata di mano e ogni occasione è buona per una fuga di un giorno, un week-end fuori città o una semplice escursione nella natura.
10. Si è diffidenti verso chi non ama viaggiare
Per definizione i wanderluster sono abbastanza restii nel socializzare con persone che non condividono la loro stessa passione. Se la cerchia di amici non ama parlare di viaggi o non sa dove si trovano Bali, l’Isola di Pasqua o Machu Picchu, allora non ci siamo proprio!
Infatti, diventa molto difficile renderli partecipi di ciò che si è vissuto. Ecco perché si ha bisogno di personalità affini, con le quali poter parlare di aneddoti e bei ricordi o intraprendere il prossimo viaggio.
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